Oggi è il primo giorno del 2012 che la popolazione del
pianeta Terra vive sfruttando riserve di risorse che vanno oltre il reddito
naturale che il pianeta ci offre in un intero anno. Infatti, il 22 agosto c'è
stato l'Earth Overshoot Day, che segna la data (sempre più anticipata) in cui
l'umanità ha esaurito il suo bilancio naturale per l'anno in corso. Come
osservano dal Global Footprint Network, «stiamo operando in scoperto. Per
il resto dell'anno, manterremo il nostro deficit ecologico attingendo alle riserve
di risorse locali e incidendo sull'accumulo di anidride carbonica
nell'atmosfera».
Proprio come fosse un estratto conto bancario, ogni
anno il Global Footprint Network registra entrate e uscite e misura la domanda
dell'umanità e l'offerta di risorse naturali e di servizi ecologici. Ne
emergere ogni anno un dato che dovrebbe far riflettere e che nel 20912 fissa in
8 mesi il limite del superamento della sfruttamento delle risorse rinnovabili e
del sequestro di C02 che il nostro pianeta può fornire per un anno intero.
Il primo l'Earth Overshoot Day ci sarebbe stato 20
anni fa, nel 1992, quando per la prima volta i consumi del genere umano
avrebbero superato la capacità del pianeta di ricostituire le risorse
sfruttate. Allora la data limite era il 21 ottobre. Dieci anni dopo,
nel 2002, l'Overshoot Day era ancora al 3 ottobre. Alla luce delle
tendenze attuali di consumo, una cosa è chiara: l'Earth Overshoot Day arriva
sempre prima e sempre più velocemente, dato che nel 2012 siamo arrivati al 22
agosto, con un'accelerazione davvero preoccupante.
L'Earth Overshoot Day è un concetto originariamente
sviluppato Global Footprint Network e dalla New Economic Fondation, un think
tank britannico, ed ogni anno segna la data dopo la quale iniziamo a
vivere al di là dei nostri mezzi, mettendoci di fronte al divario tra la
nostra domanda di risorse e di servizi ecologici e quanto la Terra è in grado
di fornire.
Il Global Footprint Network spiega che «durante la
maggior parte della storia, l'umanità ha utilizzato le risorse della natura per
costruire città e strade, per fornire cibo e creare prodotti, e per assorbire
le emissioni di anidride carbonica a un tasso che era ben all'interno del
bilancio della Terra. Ma a metà degli anni 1970, abbiamo attraversato una
soglia critica: il consumo umano ha iniziato superare ciò che il pianeta poteva
riprodurre». Secondo i calcoli del Global Footprint Network, «la nostra
richiesta di risorse rinnovabili ecologiche e dei loro servizi è pari a più di
1,5 volte quelle della Terra». I dati ci dimostrano che siamo sulla
cattiva strada per richiedere le risorse di due pianeti ben prima della metà
del secolo.
Naturalmente non tutti i Paesi "mangiano" le
risorse terrestri allo stesso modo e come sempre sono i Paesi sviluppati a
consumare di più, ma quelli emergenti stanno recuperando rapidamente
terreno, aumentando il peso sul pianeta. Se tutti gli abitanti della
Terra consumassero quanto un cittadino del piccolo regno petrolifero del Qatar,
i pianeti Terra necessari per l'umanità sarebbero 6 e mezzo.
Già oggi l'impronta ecologica totale della Cina re la
sua richiesta di risorse naturali sono le più grandi del mondo, ma la sua
impronta pro-capite rimane modesta, ma con la crescita economica e gli aumenti
dei consumi personali la popolazione cinese avrà un impatto sempre maggiore
sull'incremento del disavanzo ecologico del pianeta. Se si prendono i Paesi più
ricchi, gli Usa sono andati in Overshoot già il 28 marzo, l'impronta pro-capite
usa equivale al consumo di 4 pianeta Terra. Ma anche l'emergente Brasile ha
superato il limite il 6 luglio e per sostenere i suoi consumi pro-capite ci
vorrebbero poco meno di due pianeti.
Stiamo quindi utilizzando ed oltrepassando nostro
capitale naturale più velocemente di quanto possa ricostituirsi, stiamo
trattando il nostro pianeta come la nostra economia, ma questa
"bolla" quando scoppierà lascerà l'intera umanità senza risorse, non
è in gioco la borsa di Milano o New York, è in forse la sopravvivenza della
vita sul pianeta così come la conosciamo, compresa la nostra.
I sintomi ci sono tutti, li guardiamo per un attimo
orripilati e poi voltiamo la testa: i cambiamenti climatici causati dai gas
serra sono sempre più veloci, le foreste ed i mari non riescono ad assorbire
tutta la CO2 che scarichiamo in atmosfera, le specie vegetali e animali sono in
una crisi di estinzione che colpisce l'intera biodiversità, la pesca è al
collasso, i prezzi delle materie e del cibo innescano disordini, le guerre per
l'acqua sono già combattute e lo saranno sempre di più. «Le crisi ambientali e
finanziarie che stiamo vivendo sono i sintomi di una catastrofe incombente -
dice Global Footprint Network - L'umanità sta semplicemente utilizzando più di
quello che il pianeta può fornire».
Presentando il rapporto dell'Earth Overshoot Day 202,
Mathis Wackernagel, presidente di Global Footprint Network, ha sottolineato:
«Le nazioni di tutto il mondo, e in particolare nel sud dell'Europa,
hanno iniziato a sperimentare dolorosamente quanto significa spendere di più di
quello che guadagnano. La pressione sulle risorse è simile a quell'overspending
finanziario e può diventare devastante. Mentre i deficit di risorse diventano
più grandi e i prezzi delle risorse rimangono elevati, i costi per le nazioni
diventano insopportabile». La nostra "spesa" ecologica eccessiva è
diventata un circolo vizioso che ci sta trascinando sempre più in basso, versi
il consumo del capitale della Terra e se non fermiamo la crescita di questa
"spesa" i costi sociali ed economici potrebbero essere drammatici.
Secondo Wackernage «dall'impennata dei prezzi dei
combustibili fossili ai paralizzanti debiti nazionali, dovuti in parte
all'aumento dei prezzi delle risorse naturali, le nostre economie stanno
affrontando la realtà di anni di spese al di là delle nostre possibilità. Se
vogliamo mantenere società stabili e vite produttive, non possiamo più
sostenere un ampliamento del deficit di bilancio tra ciò che la natura è in
grado di fornire e quanto le nostre infrastrutture, economie e stili di vita richiedono».
Mentre la recessione globale iniziata nel 2008 ha
rallentato la richiesta di risorse e le emissioni di CO2, i consumi globali
continuano ad aumentare e Global Footprint Network lancia l'ennesimo
avvertimento ad un'umanità che sembra resa sorda dall'inazione politica e da
un'economia accecata: «Per invertire veramente le tendenze senza il rischio di
maggiori crisi economiche, i limiti delle risorse devono essere al centro del
processo decisionale. Le attuali tendenze per le risorse già non possono
soddisfare le esigenze di una popolazione di 7 miliardi del pianeta che è in
crescita. Circa due miliardi di persone non hanno accesso alle risorse
necessarie per soddisfare i loro bisogni di base. Mentre milioni di persone
nelle economie emergenti si uniscono alla classe media, il nostro consumo di
risorse e il deficit ecologico del mondo non potranno che aumentare».
E' possibile invertire la tendenza e invertire le
attuali tendenze del consumo? Global Footprint Network e la sua rete di
partner ci credono e chiedono ai governi ed alle istituzioni finanziarie
di tutto il mondo di prendere decisioni in linea con la realtà ecologiche,
decisioni che possono aiutare a chiudere il gap del bilancio ecologico e
prevedere un futuro prospero invertendo il trend di dissipazione delle risorse.
«Ora è il momento di trovare dei modi di funzionamento
delle nostre economie che continuino a lavorare in futuro - conclude
Wackernagel - La ripresa a lungo termine avrà successo solo se avviene
attraverso riduzioni sistematiche della nostra domanda di risorse e di servizi
ecosistemici».
Tratto da: http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=17459
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